mercoledì 23 novembre 2011

Addio, Mr Bad Guy!

 
Farroch Bulsara "Freddie Mercury" 
(Stone Town, Zanzibar, 05.09.1946 - Londra, Inghilterra, 24.11.1991)
Domani sono vent'anni che non c'è più. Vent'anni che la sua voce dalle mille sfumature, ora acuta e tagliente ora grintosa e vibrante, non ci delizia più. Ma sono vent'anni e anche più che "Mr. Bad Guy" si è conquistato l'immortalità; l'immortalità quella vera, quella dei milioni di cuori che ancora in tutto il mondo lo ascoltano e battono al ritmo delle sue canzoni, che sobbalzano di emozione ad ogni suo acuto, che si rallegrano quando lui chiede loro di rallegrarsi e si rattristano quando invece suggerisce loro tristezza. Non ricordo la prima volta che lo sentii nominare, ma ricordo che le mie idee erano confuse. Eravamo in chiesa, prima che iniziasse la messa, quando io e mio cugino Giovanni ci trovammo a parlare dei Queen. Non sapevo se Freddie facesse parte o no della band, che allora conoscevo più per fama che per altro. Si gira una signora seduta di fronte a noi, che pareva volesse rimproverare le nostre chiacchiere profane. C'avrà avuto sui quarant'anni, noi una quindicina a farla grossa: "Certo che Freddie è dei Queen! Era il mio cantante preferito!". Non mi sono mai tolto dalla testa che l'arzilla signora avesse colto l'occasione anche per zittirci, ma tant'è: fu così che inquadrai definitivamente la figura di quello che sarebbe diventato l'idolo incontrastato della mia infanzia e che sarebbe presto finito in un poster gigante in un muro della mia stanza. Eccolo, è lì, ce l'ho di fronte, lo guardo: quei tratti marcati, decisi, quella grinta che scaturisce intatta anche dal fermo immagine di un fotografia, quel microfono come solo lui lo portava, cioè con tutta l'asta, quel pugno a tenerne il filo. Ma niente, non c'è descrizione che possa veramente darne un'idea: bisogna vederlo nei dvd dei concerti, sentirlo nei cd dei Queen. Tutto il resto è inutile, non ne vale la pena. Non esiste cantante di qualsiasi epoca che abbia saputo regnare come lui su un palco. E poi invece te lo vedi lì, nelle interviste, che sorride sornione sotto i baffi, come ridono i timidi quando si accorgono di essere stati colti nel bel mezzo della loro inevitabile timidezza. Era questa doppia valenza ad avvicinare Freddie ai nostri cuori: quando saliva sul palco era ciò che anche noi avremmo voluto essere, quando invece scendeva ciò che tutti eravamo. Era un essere umano, un genio tutto umano. Sapeva esprimere nei suoi testi e nella sua voce, complice anche il talento degli altri della band, l'animo e le sensazioni di tutti. Nei tuoi testi scorreva la tua vita, le tue canzoni non si capiscono senza conoscerti. Si dovrebbero citare tutti i tuoi versi, dannazione, e sono troppi e troppo belli! E allora ti rinfaccio solo una cosa, quello che tu ci avevi detto in una delle tue canzoni più intense e che non hai mantenuto, bugiardo che sei! Questa: "You won't remember / When this is blown over / And everything's all by the way / When I get older / I will be there at your side to remind you / How I still love you - still love you". Ci avevi promesso che saresti rimasto con noi e invecchiato con noi, che ci avresti sempre detto quanto ci amavi, che eravamo l'amore della tua vita e ce lo facevi cantare ogni volta - appuntamento fisso ai tuoi concerti. E invece ora siamo qui a piangerti e ogni anno scopriamo che non sei riuscito a mantenere la promessa. Ma d'altronde, ce l'hai detto tu stesso: "I'f I'm not back again this time tomorrow / Carry on, carry on, as if nothing really matters". Andiamo avanti, allora, come vuoi. Ma è sempre più difficile, e non credo che riusciremo a far finta che niente sia stato. A te, Freddie. Alessandro. 
Alessandro Pagano Dritto
23.11.11