mercoledì 30 marzo 2011

Kapuscinski mi ha salvato.

Ho sbagliato. Forse ho sbagliato. Ho sbagliato a pensare che potessi permettermi di parlare di un posto che non conoscevo e che non conosco solo raccogliendo informazioni da altri.
Il posto era il Sudan. Avevo pensato, e l'avevo pure annunciato, di pubblicare su questo mio blog un articolo sul Sudan, che analizzasse la politica del Sudan, le difficoltà del Sudan, il momento storico del Sudan.
Ho iniziato convinto di poterlo fare, e per un po' l'ho pure fatto: nomi di regioni, di movimenti ribelli, di capi di stato, saltavano fuori e prendevano per me un senso. Stavo facendo del giornalismo.
Poi mi è capitato in mano il libro di un polacco. Era un reporter, un reporter polacco: si chiamava Kapuscinski. Si chiamava perchè è morto. Lui che ha girato l'Africa, l'America latina, che ha rischiato la vita dovunque, nei paesi più poveri del mondo, che ha visto e descritto decine di conflitti - di conflitti di poveri, avrebbe detto lui - è morto in seguito ad un intervento chirurgico.
Racconta Kapuscinski che in Iran - è stato anche lì - non aveva modo di capire cosa si dicesse la gente o cosa dicessero i mezzi di informazione perchè non capiva la lingua. Aveva però notato che ogni volta che vi era qualche agitazione il proprietario di un negozietto che lui poteva vedere dalla camera del suo albergo non esponeva la merce (tappeti, se non ricordo male). Da lì lui aveva capito che quell'uomo poteva inconsapevolmente avvertirlo di ciò che da lì a poco sarebbe successo.
L'uomo. E io, davanti al mio computer, davanti alla rete globale, cosa sapevo dell'uomo, dell'uomo sudanese?
Che negozietto aveva l'uomo sudanese che mi avvertiva di ciò che io non potevo sapere, non potevo venire a sapere? Ce l'aveva un negozietto?
A quel punto mi resi conto che io del Sudan non sapevo niente, e che per me il Sudan era un nome su una carta geografica, il titolo di un film di cui conoscevo a mala pena gli attori principali per aver visto il trailer. No, io del Sudan, dei Sudanesi, dopo i molti articoli letti, non sapevo nulla; nemmeno me lo immaginavo io cos'era il Sudan. Da arrogante, o forse più semplicemente da ingenuo, avevo pensato di capire il Sudan attraverso la rete, attraverso la tecnologia. Da occidentale, forse.
Kapuscinski mi ha salvato da questo, e io lo ringrazio.
Ma, dannazione, improvvisamente ora tutto è più difficile...

A Ryszard Kapuscinski (1932 - 2007), di cui consiglio la lettura di questi tre libri:

R. Kapuscinski, La prima guerra del football e altre guerre di poveri, Serra e Riva Editori,  Milano, 1990.

R. Kapuscinski, Autoritratto di un reporter, Feltrinelli, Milano, 2006.

R. Kapuscinski, L'altro, Feltrinelli, Milano, 2007.