lunedì 2 maggio 2011

Di sicuro c'è solo che è maggio.

Se si scomoda un classico del giornalismo come l'articolo di Tommaso Besozzi (Tommaso Besozzi, "Di sicuro c'è solo che è morto", "L'Europeo", 16 luglio 1950), è perchè, anche oggi, a sessant'anni di distanza, alcune tendenze continuano a rimanere sempre quelle, sempre le stesse.
All'epoca, Besozzi, mandato in Sicilia a scrivere sull'assassinio da parte delle forze pubbliche del bandito Salvatore Giuliano, condusse per conto suo una piccola indagine e dimostrò che, forse, la polizia e lo Stato qualche ossicino nell'armadio, se non proprio uno scheletro intero, dovevano avercelo. Altrimenti perchè imbastire una messa in scena per far credere che Giuliano fosse morto dopo uno scontro a fuoco e non ucciso a tradimento nel caldo del suo lettuccio?
Risposta forse anche banale, si dirà. Certo, banale. E' banale, va da sè, che un organismo rappresentativo ufficiale voglia prendersi pubblicamente dei meriti. Anche se a volte non li ha. A volte infatti, in determinati, frangenti, ragion di stato comanda che la forza, la visibilità, la vittoria sulle forze nemiche, siano evidenti, sotto gli occhi di tutti. E se queste non ci sono? Si creano ad arte.
Può essere successo così anche quest'oggi, quando si è diffusa la notizia, per voce di Barack Obama, presidente Usa, che l'odiato nemico re del terrorismo islamista, Osama Bin Laden, era stato ucciso? Una sorta di raid, un'attacco a sorpresa dell'intelligence militare americana lo avrebbe fatto fuori e, pare, nello scontro a fuoco sarebbe morto anche uno dei suoi figli.
Se lo ha fatto fuori, lo ha fatto riducendolo molto male, almeno a giudicare dalla foto subito diffusa dai media pakistani (luogo della morte Abbottabad, Pakistan, in linea d'aria a est dell'afgana città di Kabul). Alcuni dicono con un proiettile alla tempia. Ma è quasi certo che quella foto sia un falso, a dimostrarlo un bel numero di siti, tra cui quello del giornale La Repubblica (http://tv.repubblica.it/mondo/la-falsa-foto-ecco-l-immagine-usata-per-ritoccarla/67411?video) e PeaceReporter (http://it.peacereporter.net/).
Nessuno si scandalizzi: in guerra sono cose normali, soprattutto ora, nel nuovo millennio, in cui le guerre, prima che con le armi, si combattono coi media.
Probabilmente Bin Laden sarà pure morto, questa volta la notizia non è un sussurro, ma un urlo ai quattro venti. Difficile che lo rivedremo ancora vivo, sarebbe un colpo feroce per la credibilità dell'intelligence statunitense.
Ciò che è strano è che di questo cadavere, dunque, non ne possiamo vedere nemmeno l'ombra. Eppure storicamente il corpo del nemico ucciso è quanto di più importante si possa e si debba mostrare, a maggior ragione se si tratta di quello di un capo di indubbio prestigio come Bin Laden. Serve da deterrente, serve per demoralizzare, dà forza, insomma ha tutta una serie di comprensibilissimi vantaggi o svantaggi emotivi, secondo il caso. Si pensi solo, per citare due esempi molto noti, al cadavere di Mussolini appeso a testa in giù a Piazzale Loreto insieme a quello della compagna Claretta Petacci; oppure si pensi alle foto scattate al cadavere di Ernesto "Che" Guevara all'indomani della sua fucilazione in Bolivia.
Perchè mai il cadavere di Osama Bin Laden dovrebbe essere trattato diversamente dalla parte vincente? Sarebbe certo un duro colpo per la già scolorita immagine di Al Qaida, poco presente negli ultimi anni e assolutamente assente - al contrario di quanto temeva qualcuno - dalle rivendicazioni nordafricane degli ultimi mesi. Un duro colpo vedere il cadavere del proprio leader più noto e prestigioso che giace, magari mal ridotto, tra soldati statunitensi sorridenti. Un colpo che indebolirebbe ancora di più quel che rimane della organizzazione terroristica islamista, che sarebbe quanto meno costretta a rifondarsi e a rivedere la propria stessa esistenza (cosa che potrebbe richiedere del tempo).
E invece no. Ci giunge la notizia (vera? falsa? attendibile? non attendibile?) che questo cadavere sarebbe - condizionale d'obbligo - già sepolto in fondo al mare, ovvero perso per sempre. Nessun Paese, nè il Pakistan, nè la nativa Arabia Saudita, pare l'abbia voluto, e così... splash. D'altronde come dar loro torto? Accettare nel proprio territorio la tomba di Bin Laden vorrebbe dire incrinare fortemente i rapporti con l'Occidente, non avere più una vita politica ed economica tranquilla, essere a rischio di azioni armate, ecc...
A questo punto sorge qualche dubbio, per ora irrisolvibile (e chissà che non lo rimanga ancora a lungo): è morto, non è morto? Parrebbe di sì. Anche se è effettivamente morto, c'è un cadavere, non c'è un cadavere? E se c'è, perchè non lo si mostra? E se non c'è, perchè non c'è? A chi giova tutto questo?  Ricordiamo anche che a volte la scomparsa (vera o presunta) di un cadavere ha rafforzato il mito del capo (non più del nemico, dunque) ucciso: il caso più eclatante nella storia è quello di Hitler, il cui corpo non fu mai identificato con certezza.
Al Qaida ha promesso rivendicazioni, com'era normale aspettarsi. Ma anche lei in un primo momento ha negato la morte, salvo poi sentirsi dire da alcuni suoi affiliati che invece lo sceicco era morto davvero.
Insomma, l'incertezza più totale regna su tutti i fronti. Besozzi poteva dire almeno: "Di sicuro c'è solo che è morto"; noi, possiamo dire invece: "Di sicuro c'è solo che è maggio".